All’inizio, nel judo, si applicava una divisione in cinque gradi e non in dieci, come al giorno d’oggi. J. Kano ha rilasciato per la prima volta un grado di 1° dan a due suoi allievi, Tsunejiro Tomita e Shiro Saigo, nel 1883. Aveva solo 23 anni. Elaboro le varie tecniche di judo esercitandosi quotidianamente con i suoi allievi. La maggior parte delle tecniche di judo sono state formalizzate e denominate, d’altronde, nel corso dell’allenamento con i suoi allievi. J. Kano scrive: “Shiro Saigo era il mio più grande partner, insieme abbiamo trovato ed elaborato le tecniche del judo attuale”. Secondo J. Kano il livello di pratica di S. Saigo non era lontano dal suo, ciò che, a rigor di logica, significa che all’epoca, se J. Kano gli ha attribuito il 1° dan, egli stesso non sarà stato piu del 2° dan. Ed è con un livello che non andava oltre il 2° dan e all’età di 23 anni che egli ha fondato il judo. Tuttavia il contenuto e la qualità di questo 2° dan non sono gli stessi di oggi. E’ così che all’inizio del judo egli non ha avuto bisogno di creare molti gradi. La loro creazione è andata di pari passo con la progressione di J. Kano e dei suoi allievi e con l’espansione del suo gruppo che formava il dojo Kodokan. Nel corso degli anni Venti, J. Kano diede questo consiglio a G. Funakoshi: “Deve applicare un sistema di gradi, se si desidera dare una diffusione al karate“.
E’ nel 1924 che G. Funakoshi rilascia i suoi primi diplomi di 1° dan a S. Kasuya e S. Gima; per la prima volta, il sistema dei diplomi era applicato nel karate. Gli altri maestri di karate fecero progressivamente lo stesso. All’inizio, come nel caso del judo, fu applicato un sistema in cinque gradi, poi, molto rapidamente, si passò a dieci gradi.
KYU

I kyu nel Karate (classe, grado) sono i gradi delle cinture colorate. Il 6° kyu è il livello più basso e agli studenti appartenenti a questa categoria verrà assegnata la cintura bianca (livello principiante). I colori delle cinture nel karate sono un’invenzione recente, a partire dagli anni cinquanta i colori si sono moltiplicati. Alcune fonti attribuiscono i colori delle cinture a Mikonosuke Kawaishi un esperto judoka che si trasferì in Francia negli anni ’20 dove sperimentò un sistema di classificazione utilizzando colori differenti della cintura, ciascuno dei quali corrispondeva a un diverso kyu. Il sistema si è poi diffuso nei club europei e infine introdotto anche in Giappone.
DAN
Un luogo comune di cui sono spesso vittima coloro che si avvicinano al Karate è di ritenere che una volta conseguita la cintura nera, non vi sia quasi più nulla da apprendere per perfezionarsi. In altre parole la cintura nera è simbolo di una traguardo raggiunto e quindi della conclusione di un percorso. Nulla di più sbagliato. Anche le cinture nere hanno i loro gradi che si chiamano proprio dan e partono dal primo per salire verso vette di otto, nove o più dan. L’ideogramma dan significa grado, livello. Una scalinata in giapponese si chiama kaidan. Molte discipline, non solo le arti marziali, hanno i loro dan pur non portando alcuna cintura: il gioco degli scacchi per esempio ha i suoi dan. Il termine dan era in uso in diverse discipline per esprimere il grado di una persona nelle diverse tappe della pratica della sua arte. Era utilizzato nella scuola Jigen-ryu, di spada giapponese. Era anche in uso nella pratica del gioco del go fin dall’epoca Edo. Si utilizzava generalmente il termine dan per esprimere una progressione in tre gradini: shodan, nidan e sandan, oppure shodan, chudan e jodan. Tuttavia, nel budo giapponese, si utilizzavano generalmente i termini kirigami, mokuroku e menkyo, per designare le tre tappe della progressione. Esistevano però delle eccezioni, e alcune scuole avevano una classificazione di gradi in sei, sette o otto dan. Il Butoku-kai, organizzazione ufficiale che raggruppava tutte le discipline del budo, fissò, nel 1902, le modalità di attribuzione del titolo di maestri nel budo. Questo comporta tre gradini, in ordine crescente: Renshi, Kyoshi e Hanshi. L’esame è organizzato dall’associazione dei maestri di budo di più alto grado del Butoku-kai, la cui sede è a Kyoto. Il Butokukai fu sciolto dopo la seconda guerra mondiale, e i diplomi cessarono di essere rilasciati. Il colore della cintura cambia da nera a bianco/rossa per i 6° e 7° Dan e rossa per l’ 8°/9° Dan.
Shomen
In Giappone ogni dojo o luogo di pratica ha un lato che viene considerato il più importante dai praticanti. Sho significa corretto, mentre Men significa lato, facciata. Nel Dojo significa il lato più importante, sullo shomen vengono messi oggetti come ritratti di maestri del passato, fondatori di scuola e altri oggetti intesi a dare un volto alla scuola. Gli studenti si inchineranno all’inizio ed alla fine della loro pratica verso lo shomen. Questo gesto riunisce tutte le forme di rispetto verso la scuola, la sua storia, i suoi appartenenti. L’inchino nel karate non è una forma di venerazione ma un preciso segno di rispetto.
Sensei
La parola è costituita da due ideogrammi Sen > avanti e Sei > vita, vuole significare colui che è avanti nella vita. Il sensei dunque è la guida, colui che è più esperto, vecchio di pratica e merita ogni rispetto. Il sensei ha a cuore la vita degli allievi e crede nel suo insegnamento. Non vuole essere il migliore, vuole solo mostrarvi la via e nel farlo ha bisogno della vostra fiducia. Il vero sensei è anche sensei nella vita e non solo nel Dojo. Seguendolo forse un giorno potrete essere non solo bravi praticanti ma uomini migliori nella vita
Senpai
Un nuovo allievo, noterà immediatamente che nel dojo siano altri allievi, i quali ricevono da parte degli altri stima e rispetto in misura elevata. Questi studenti sono i senpai dei più “giovani”. Così come si stabilisce un rapporto di rispetto e stima col sensei, deve esserci un rapporto analogo con i propri senpai. Il senpai tuttavia vi precede nella disciplina e a volte solo in quella, il sensei dovrebbe precedervi nella vita come guida e ispiratore. La radice di senpai è analoga a quella di sensei. Sen è colui che precede e Pai è un gruppo di persone, dunque è colui che vi precede in un gruppo di persone. Il senpai ha una responsabilità nella guida dei suoi compagni più giovani e deve essere disponibile a comprendere le difficoltà che egli o ella ha già superato nel cammino. In Giappone esiste poi tutta una etichetta tradizionale che vede il senpai come figura a cui gli altri devono non solo rispetto ma anche dei servigi.
Kohai
Se è vero che gli allievi più giovani (di età ed eseperienza) devono trattare con forme di particolare rispetto i loro senpai, lo stesso obbligo, in altra forma, va portato verso i più giovani kohai. Infatti le responsabilità verso un kohai sono importanti. L’ideogramma Ko > sta dietro e Hai > gruppo di persone. Il kohai è colui che segue all’interno di un gruppo. Esistono in Giappone una serie di obblighi che intercorrono tra kohai e senpai che non sarebbero nemmeno accettati per motivi sociali e culturali in altri paesi. Il senpai ha l’obbligo morale di tenere motivati i suoi kohai all’interno della scuola. Ciò si vede quando, in mancanza del sensei il senpai aiuta i kohai a fare la loro pratica nel dojo oppure quando a fronte di difficoltà evidenti il senpai si offre di aiutare i kohai a lavorare. La posizione tra senpai e kohai dunque non deve dare adito a privilegi. Non esiste che un senpai possa portare molestie o abusare di un potere non concesso verso un kohai nell’ambito della pratica del karate. La vera regola resta sempre quella del mutuo rispetto in tutti i sensi.